Sourcemap, come controllare online l’origine dei cibi
È un catalogo gratuito della provenienza dei prodotti. Wired.it ha fatto qualche domanda al suo creatore, Leonardo Bonanni, italiano e ricercatore al Mit di Boston.Sourcemap.org e ricercatore al Mit Media Lab di Boston, ha spiegato a Wired.it cosa si deve fare per risolvere questi problemi.
Cos’è Sourcemap?
“Sourcemap è un catalogo gratuito della provenienza dei prodotti. Questo sito è stato creato per riempire un vuoto scientifico del movimento verde. La retorica da sola non serve e per scegliere bene un prodotto bisogna sapere da dove proviene”.
Com’è strutturato Sourcemap?
“La struttura è molto semplice. Il sito calcola l’impatto ambientale di un prodotto considerando tutto il ciclo di vita del prodotto stesso. Questo periodo prevede più fasi: l’estrazione delle materie prime, il loro trasporto e il loro utilizzo. Sourcemap funziona come Wikipedia. Ogni persona che interviene sulla preparazione del prodotto fornisce le informazioni di cui è a conoscenza. La somma di queste informazioni racconta la provenienza del prodotto”.
Sourcemap ha una sezione specifica per gli ogm?
“No. La preparazione di un prodotto è complicata. Ogni ciclo di lavoro potrebbe prevedere l’utilizzo di organismi geneticamente modificati. Un prodotto non ogm potrebbe essere stato creato con fertilizzanti e semi Ogm”.
Sourcemap è solo per gli Stati Uniti?
“Il nostro progetto è globale. Il team è a Boston. Di questa squadra fanno parte persone provenienti dall’Europa, dal Canada, dall’Asia. Sourcemap ha utenti in tutto il mondo. Sul sito ci sono informazioni anche sui prodotti fatti nell’Europa dell’Est, in Italia, in Africa e in Asia. La gente comincia a mappare i prodotti e a riempire il sito. Su Sourcemap si trova di tutto. C’è chi vuole sapere del cibo di gatti, chi compra solo nel proprio paese e chi investe solo nei paesi in via di sviluppo”.
Quando è nato Sourcemap?
“Il sito è aperto al pubblico dal settembre 2009.
Al progetto abbiamo iniziato a lavorarci nel 2006. In un anno Sourcemap ha fatto un milione di pagine viste, 500mila visitatori e 5mila utenti. Il sito è frequentato da imprese, produttori e ricercatori”.
Il consumatore americano assomiglia a quello italiano?
“Ci sono differenze enormi. Negli Stati Uniti il cibo è pessimo. Vino e caffè stanno migliorando grazie alle informazioni sulla provenienza. I venditori italiani dovrebbe sfruttare di più i social network, forti negli Stati Uniti, per vendere meglio le loro produzioni”.
L’orto di Michelle Obama è diventato famoso. Questo lavoro serve per migliorare il cibo negli Stati Uniti?
“Michelle Obama sta facendo qualcosa di importante anche se in molti, seguendo il suo esempio, hanno iniziato a glorificare solo i prodotti locali. A volte è meglio importare. Far crescere la frutta tropicale a Washington, New York o Boston richiede molte energie. Comprare dal Nord Africa questo tipo di prodotti è meglio”.